Tiziano Ferro in una diretta su Instagram mostra un nuovo tatuaggio: sul suo braccio sinistro ora si legge la parola “Compassione”.
A proposito di questa scelta, ha spiegato: “È una parola che ho sempre amato ma che ho sempre dimenticato di usare. Una parola che ho riscoperto e che mi ha protetto molto in questo periodo, dalla rabbia e dal giudizio verso gli altri. Sono convinto che praticare la compassione sia una delle cose più belle”.
In azienda, la parola “compassione” è impronunciabile quanto la frase: “ho bucato il budget”.
Storicamente considerata un sintomo di debolezza, la compassione invece è l’unica risorsa, tipicamente umana, che stimola i circuiti cerebrali e i sistemi motivazionali di ricompensa che ci fanno fare qualcosa per gli altri: la compassione è una leva motivazionale, un mezzo per autoregolarsi.
Le più recenti ricerche nell’ambito delle neuroscienze applicate in psicoterapia dimostrano che attraverso la compassione si può ritornare a uno stato di integrazione, quindi di equilibrio, benessere e proattività.
Chi ha il coraggio di usarla e nominarla in azienda?
Chi sa come usare la compassione?
Che beneficio può dare a un leader?
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